Novità sul tema pensioni con diversi cambiamenti che potrebbero interessare i tanti lavoratori. A quanto pare ci sono in arrivo due “quote”: ecco cosa sapere.
È inutile girarci intorno, il 2026 sarà un anno molto importante per quanto riguarda il sistema pensionistico italiano. In queste ultime settimane sono tante le ipotesi che si stanno facendo in merito a cosa aspettarsi. La voce “più calda” è quella che vuole un raggiungimento più difficile, soprattutto per le donne e i giovani, perché il sistema si muoverebbe verso delle formule più restrittive rispetto a quelle odierne.
Tuttavia, bisogna sottolineare anche che si sta riflettendo anche sulla possibilità di rivedere qualche “quota” interessante. I ben informati sanno bene che le pensioni a quota ricordano quei tempi decisamente più flessibili e favorevoli, quelli che precedono la famosa riforma Fornero. Secondo un puro linguaggio previdenziale, una quota è un mix tra contributi versati ed età anagrafica del contribuente, la cui somma permette di raggiungere il requisito pensionistico. Detto ciò, prossimamente potrebbero entrare in gioco 2 Quote, semplificando di fatto l’intero sistema pensionistico.
Una delle opzioni citate è il ritorno della famosa Quota 96, in vigore prima della riforma Fornero, che di fatto affiancava le pensioni di anzianità, quando si poteva uscire sommando contributi ed età. Oggi sarebbe diverso perché potrebbe prevedere il calcolo contributivo dell’assegno. In sostanza, chi la sceglie avrà un importo più basso a quello che riceverebbe aspettando la pensione ordinaria.
Con ogni probabilità e per ragioni di sostenibilità finanziaria, l’età minima potrebbe essere almeno 62 anni, rimuovendo quelle misure transitorie come quota 103. In ogni caso, appare evidente come ampliare la flessibilità diventerebbe vantaggioso, perché in questo modo si permetterebbe di personalizzare le scelte, con delle penalizzazioni proporzionali e con maggiore libertà.
La quota 96 dovrebbe essere una sorta di terza grande misura all’interno del sistema pensionistico italiano, affiancando di fatto la pensione ordinaria anticipata e la pensione di vecchiaia. Se davvero i legislatori decideranno di introdurre questa misura, ci sarà veramente una importante semplificazione del sistema, togliendo misure come Opzione donna, Ape sociale, quota 41, quota 103 e altro.
Un’altra opzione molto interessante rappresenta la possibilità di vedere Quota 89, che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione dai 64 anni di età con 25 anni di contributi alle spalle (almeno). Non è solo una ipotesi così, campata in aria, ma anche il CNEL sta mettendo al vaglio queste misure. Sarebbe un sistema sia flessibile che sostenibile, dove ogni lavoratore potrà decidere quando andare in pensione anche a patto di ridurre il premio sull’assegno finale.
Dunque, per il momento queste sono solo due delle ipotesi più “calde” che si stanno discutendo. Ma per avere maggiori informazioni bisognerà attendere ancora qualche mese, quando il governo si metterà al lavoro sulla Legge di Bilancio 2026.
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