Non tutti lo sanno, la legge permette ai dipendenti di rifiutarsi di lavorare. Ma solo in un caso particolare: ecco che cosa dice la norma in merito a questo argomento.
I lavoratori più attenti e informati sanno bene che la normativa vigente in Italia è chiara per quanto riguarda il diritto di rifiutarsi dallo svolgere le proprie mansioni lavorative. Questo, infatti, è consentito in alcune circostanze definite e specifiche, che è bene conoscere per evitare di farsi trovare impreparati. Si tratta di un diritto sancito dall’art. 44 del Decreto Legislativo 81/2008 per tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
In genere, una persona che lavora alle dipendenze può esimersi dal prendere parte alla propria attività professionale quando si trova in una situazione in cui vi è oggettivamente un pericolo grave e rischioso per la sicurezza o salute personale, oppure di quella dei suoi colleghi. In questi casi, infatti, il lavoratore deve informare immediatamente i suoi superiori.
Al di là di ciò, che è previsto dalla normativa ormai da diciassette anni, la novità importante è che adesso i dipendenti possono rifiutarsi di lavorare anche per un’altra ragione, legata strettamente alle temperature climatiche. Questo diritto non è per tutti, ma riguarda solo una categoria di professionisti che lavora in una regione specificata.
Con l’estate esplosa di colpo e le temperature in rapida salita è normale avere problemi nell’affrontare una piena giornata lavorativa, soprattutto per chi è esposto al sole costantemente nelle ore più calde. Quest’anno però c’è una svolta importante, perché alcuni possono rifiutarsi dal prestare il proprio servizio negli orari di caldo afoso, quando appunto le condizioni possono diventare estreme. Ciò è previsto grazie alla decisione della Regione Lazio.
Entrando nello specifico, come ha spiegato il governatore della regione Francesco Rocca, l’obiettivo è evitare che i dipendenti si ritrovino a lavorare in condizioni estreme di schiavitù sotto il caldo afoso, come successo al bracciante Naceur. Secondo quanto spiegato con l’ordinanza, alcuni lavoratori non dovranno svolgere le proprie mansioni dalle 12:30 alle 16:00, in quei giorni che sono considerati ad alto rischio.
Quando il livello di rischio è considerato come alto viene applicato m il divieto su tutta la Regione, limitatamente ai dipendenti che seguono:
È bene però sottolineare che ci sono alcuni dipendenti ai quali non si può applicare tale divieto precauzionale. Stiamo parlando di chi lavora nella pubblica utilità, protezione civile e salvaguardia della pubblica utilità. In questi casi, è il lavoratore che deve intervenire per mettere al riparo i lavoratori, magari concedendo più pause e modificando l’orario di lavoro.
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